I personaggi di Villa Viani
Giacomo Barnato, architetto, Villa Viani, 1634, da Stefano Barnato – 1719.
Il nome di Giacomo Barnato è legato ad una lunga tradizione di lavoro con la pietra che trova riscontro nei chilometri di maxèi di fascia costruiti lungo le pendici della valle. Qui si sono applicati da secoli le capacità dei “mastri da muro” locali, la cui perizia è in collegamento con la tradizione lombardo-veneta dalla quale sono probabilmente originari. Giacomo Barnato è il massimo esponente di questa tradizione, assieme a Giacomo Viani. Il Barnato risulta già attivo nel 1666 per Sant’Andrea di Moltedo. L’oratorio, isolato in campagna, si trova ora in uno stato di pericoloso abbandono. E’ probabile che il Barnato abbia nel frattempo lavorato alla costruzione della chiesa parrocchiale di Moltedo (1642-1664), la cui pianta è simile a quella di Villa Viani, condotta a termine attorno al 1667. Appare quindi probabile l’intervento di Giacomo in qualità di capomastro della parrocchiale del suo paese. Ancora nel 1707 il Barnato, che era pure uno stuccatore-decoratore, è attivo nella cappella del Suffragio nella chiesa dell’Assunta di Villa Viani. Tra XVII e XVIII secolo è impegnato in una grande serie di lavori importanti presso diverse chiese dell’Imperiese, da Lucinasco ai Piani. Qui, nel 1695, decide la ristrutturazione della chiesa ed il Barnato lavorerà come stuccatore presso l’impresa di Giacomo Filippo Marvaldi. Giacomo lavora molto nell’ambiente di Porto Maurizio: compare attivo alle Logge di Santa Chiara ed presso diversi palazzi cittadini, fra i quali la residenza Gastaldi-Lavagna. Muore molto vecchio, nel 1719. Vent’anni dopo morirà la moglie, alquanto più giovane, forse sposata in seconde nozze.
Bibliografia: A.GIACOBBE, Voce Barnato (Barnao) Giacomo in “Dizionario Biografico dei Liguri”, vol.1, Genova, 1992, 396-397.
Giacomo Viani, architetto, Villa Viani 1657- 8 maggio 1736.
La figura di Giacomo Viani è stata restituita dall’analisi degli archivi e da una serie di notizie che lo vedono attivo soprattutto in ambito genovese. Giacomo Viani rappresenta infatti la tradizione di un lavoro in campo architettonico che vede a lungo protagonisti personaggi provenienti dalle valli onegliesi. Questi “capi d’opera” rivaleggiano a lungo con i professionisti provenienti dal Tricino e dalla Lombardia, sia nel Ponente ligure che sulla piazza genovese. In particolare Giacomo Viani è sempre definito come “architetto”. La sua opera più nota è la risistemazione del famoso “Palazzo Bianco”, ora notissima sede museale genovese. Tale impresa viene compiuta nel 1714 per la proprietaria Maria Durazzo Brignole Sale. Le fonti lo vedono poi come collaboratore del celebre architetto Anton Maria Ricca di Lavina. La comune origine dal Ponente ligure deve avere favorito i rapporti fra i due professionisti. Con il Ricca, Giacomo Viani opera nella costruzione del santuario della Madonnetta e poi nella chiesa dei Santi Nazario e Celso di Arenzano (1717-1720). Il Viani mantiene sempre i legami con la terra d’origine. Alcuni documenti ne parlano come “capo d’opera”. Nel 1724 si adopera come procuratore per l’acquisto dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale di Villa Viani peresso il marmoraro Gio Batta Torre. In quest’occasione viene ricordato come architetto. Aveva casa a Villa Viani, nella quale muore il giovanissimo Lorenzo Semeria in data 29 gennario 1701. La sua morte è improvvisa. Nel registro dei morti è definito “magister” (maestro). Solo tre anni dopo muore la moglie Giulia Maria.